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Perdita dell’udito: Imparare a sentire meglio per sentirsi meglio

Perdita dell’udito: Imparare a sentire meglio per sentirsi meglio

Diceva Isaac Newton che “il cervello umano può imparare se appartiene a uno studente che desidera imparare”. Ricapitolando, quindi, una volta ammesso che ha un calo uditivo e deciso di chiedere aiuto all’audioprotesista di fiducia, il terzo passo per migliorare l’udito è imparare tutto sulla sua perdita uditiva (ipoacusia).

Per iniziare dovrà sapere:

  • il tipo e il grado di ipoacusia.
  • capire come il suo cervello è stato influenzato nel corso del tempo.
  • Come colmano il vuoto gli apparecchi acustici.
  • Cosa può fare per migliorare il suo udito.

Per comprendere qual è la perdita uditiva che la riguarda deve conoscere i tipi e i livelli di ipoacusia.

I principali tipi di ipoacusia sono tre: trasmissiva, neurosensoriale e mista.

  • ipoacusia trasmissiva: il suono non viene trasmesso correttamente dall’orecchio esterno o medio all’orecchio interno;
  • ipoacusia neurosensoriale: l’orecchio interno non è in grado di trasmettere correttamente il suono al cervello. Questo accade perché le cellule ciliate collocate nell’orecchio interno, specie quelle preposte ai suoni e alle frequenze acute, sono consumate a causa dell’età, del rumore o dei medicinali, e non sono più in grado di trasmettere correttamente i suoni;
  • ipoacusia mista: è la combinazione di una perdita, accade cioè che un’ipoacusia trasmissiva avviene contemporaneamente ad una di tipo neurosensoriale. Ci possono essere, quindi, danni all’orecchio medio o esterno e nell’orecchio interno.

Dunque come il suo cervello ha reagito alla perdita uditiva? se ha perso l’udito gradualmente nel corso degli anni, al suo cervello sono venuti lentamente a mancare gli stimoli dei suoni alle frequenze che ora non sente più a un livello normale.

Quindi, quando inizierà a usare gli apparecchi acustici, il suo cervello sarà stupito dal ricevere i segnali che non sentiva più. Gli apparecchi acustici colmano proprio questo vuoto che si era creato. Finché non sarà nuovamente abituato a questi segnali le voci le sembreranno strane e penserà che gli apparecchi acustici sono rumorosi proprio perché le trasmettono tutti i suoni.

La spiegazione è semplice: il cervello divide in categorie il suono, nel momento in cui è esposto a uno di questi in maniera ‘continua’, esso diventa parte integrante e familiare dell’ambiente, perché con il tempo il cervello lo ha categorizzato e si è abituato.

Al contrario, quando non sente i suoni normali e i rumori da molto tempo, quando indosserà gli apparecchi acustici all’inizio significherà sentire i suoni in maniera metallica, artificiale e innaturale perché riuscirà a sentire i suoni alle alte frequenze che non sentiva più da diverso tempo.

 Con la pratica pian piano il suo cervello si adeguerà, ma solo se non abbandonerà l’uso degli apparecchi acustici, del resto l’apparato uditivo è un organo complesso che richiede la cooperazione del cervello e degli altri organi.

La comprensione si verifica all’interno del cervello, non nelle orecchie. Far riabituare il cervello ai suoni reali è la parte che richiede più impegno e costanza.

Sin dall’inizio i suoni delle parole e i rumori sono inviati al cervello per riunirli in immagine visiva delle cose. Queste informazioni vengono immagazzinate in compartimenti della memoria che sono i nostri ‘vocabolari dei suoni’.

Quando perdiamo parte del nostro udito, la parte corrispondente del nostro cervello che ora non riceve più alcun input dalle orecchie viene dedicata a qualche altro compito.

Quando non sente i suoni da un po’ di tempo, il cervello avrà bisogno di un periodo di tempo per familiarizzare con i suoni acuti del parlato e con i suoni ambientali.

La capacità di compiere delle associazioni immediate dipende dall’ascoltare più volte una parola. Se non sentiamo una parola per molto tempo, allora abbiamo difficoltà a collegare il suono al suo significato.

La ‘confusione uditiva’ è causata da un fiume di suoni genuini, rumori e voci che improvvisamente irrompono nel nostro cervello, dopo che non si sono sentiti per anni. Questi suoni diventeranno nuovamente parte del suo subconscio una volta che il cervello li sentirà ogni giorno attraverso gli apparecchi acustici.

 
 
 
 
 
 
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